venerdì 25 gennaio 2013

Star Abrams

I rumors sono autorevoli ma sono sempre rumors...eppure sembra ormai certo che a dirigere la nuova trilogia di Star Wars sarà proprio lui, il re Mida delle serie TV, il demiurgo del nuovo modo di raccontare i televisivi drammi, colui che ha stravolto le linee temporali accontentando e mettendo a tacere anche le menti dei più razionali spettatori. J.J. Abrams, classe 1966 sarà alla regia di Star Wars episodio VII. La scelta, maturata dopo mesi di estenuante ricerca, è stata dura e ragionata. 
Bisognerà aspettare fino al 2015 prima di poter apprezzare la pellicola al cinema. Di cosa si tratta? Prequel? Sequel? Reboot? Assolutamente no. E' un vero e proprio primo capitolo di una trilogia nuova di zecca che si colloca, cronologicamente parlando dopo Il ritorno dello Jedi. Il film segna la rinascita ufficiale della LucasFilm dopo l'acquisizione della Disney.
scritto da Susanna Durante
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martedì 15 gennaio 2013

Breaking Bad quinta ed ultima stagione

Da stasera,  alle 22, arriva su AXN, canale 120 di Sky, Breaking Bad, con la sua quinta ed ultima stagione.
Breaking Bad, è diventata nel tempo  un vero e proprio fenomeno di costume, collezionando premi e   nomination (7 Emmy Awards conquistati vi sembrano pochi?). Le due ultime nomination in ordine di tempo sono quelle ricevute dal Golden Globe Award 2013 come migliore serie televisiva drammatica e quella come migliore performance maschile in una serie televisiva drammatica per Bryan Cranston.
Nella serie, uno strepitoso Bryan Cranston interpreta Walter White, professore di chimica in una scuola superiore del New Mexico. Quando gli viene diagnosticato un cancro non operabile ai polmoni decide di sfruttare le sue conoscenze chimiche per "cucinare" metanfetamine e diventare così uno spacciatore di alto livello, nel tentativo di assicurare un futuro economico alla sua famiglia. In quest’ultima imperdibile stagione, si trova a dover affrontare scelte decisive: continuare il business della metanfetamina con partner diversi, abbandonare tutto e cancellare le tracce del turbolento passato, fare i conti con il suo alter ego Heisenberg e trovare un equilibrio con la sua famiglia.
Il cast annovera, oltre al protagonista Bryan Cranston (Malcolm in the Middle), Aaron Paul (Mission: Impossible III), Anna Gunn (Deadwood), Betsy Brandt (Shelf Life) e Dean Norris (Little Miss Sunshine).

scritto da Susanna Durante

giovedì 10 gennaio 2013

Voglia di cinema? Voglia di novità? Oggi è il vostro giorno

Secondo giovedì del mese in realtà non ricchissimo di nuovi titoli ma nel complesso un paio di buoni motivi per uscire di casa e tuffarsi nella magia del buio in sala.
Fandango comincia oggi la distribuzione de La scoperta dell'alba, ultima fatica di Susanna Nicchiarelli, con un cast nostrano di tutto rispetto: Margherita Buy, Sergio Rubini, Lina Sastri e la stessa regista.
Riuscirà invece Gabriele Muccino con il suo Quello che so sull'amore (Playing for Keeps) a rinverdire i fasti e la gloria del passato? All'italica platea l'ardua sentenza. Lo stellato cast (Gerald Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Dennis Quaid, Catherine Zeta Jones) dovrebbe di sicuro aiutare. Definito dallo stesso autore una dramedy, la pellicola ha avuto però una tiepida accoglienza negli Usa.
Monsieur Asterix e gigione Obelix tornano oggi sugli schermi con l'ennesima barbarica avventura. Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà 3D. Non poteva mancare Depardieu (e chi altri altrimenti?) nei panni di Obelix e fa capolino tra i romani de Roma il nostro Filippo Timi.
A Royal Weekend è invece il titolo della commedia di Roger Michell con Bill Murray, Laura Linney, Olivia Willimas, incentrato sulla storia d'amore tra Franklin Delano Roosvelt e una sua britannica cugina.
Ma la ciliegina sulla torta è l'ultima fatica dei fratelli Matrix Andy e Lana Wachoswski: Cloud Atlas. Le aspettative sono alte per questo film distribuito dalla Eagle Picture. La reincarnazione e il destino i temi principali di questa epopea fantascientifica che vede intrecciarsi storie ambientate in luoghi e tempi diversi. Interpreti all'altezza della situazione: Tom Hanks, Halle Berry, Hugh Grant , Susan Sarandon, solo per citarne alcuni.
Scritto da Susanna Durante
www.musacomunicazione.it

martedì 8 gennaio 2013

CSI: La scena del crimine raccontata attraverso la musica.

Da ben dodici anni CSI ci fa vestire i panni di tecnologici investigatori che scovano criminali a colpi di luminol e tutto comodamente seduti sul nostro divano. Il successo del franchise è indiscutibile. Dalla sua costola principale sono nati due spin-off che hanno avuto la stessa fortuna dell’originale, uno ambientato nella città di Miami e laltro nella grande mela, NY. 
Sin dalla prima stagione e di conseguenza nei progetti derivati, la musica ha avuto un ruolo fondamentale. Un prodotto di qualità, in cui ogni dettaglio è ben studiato e ricercato, non può avere una colonna sonora qualsiasi, non deve limitarsi a un semplice motivetto orecchiabile. La musica è anima e corpo, al tempo stesso, della serie, come fondamentali sono la trama e la fotografia. È l’unione di ottime immagini, storie reali e colonna sonora d’eccezione che fanno di CSI un prodotto superiore.  
Tutte le sigle della serie, compresa quella degli spin-off, sono brani della rock band inglese The Who, uno dei fenomeni musicali del secolo scorso, con oltre cento milioni di dischi venduti.  
CSI: Scena del Crimine apre i suoi episodi con Who Are You . Estratta come singolo dell’omonimo album del 1978, la canzone è l’ultima ad essere stata registrata con la formazione originale della band, quella con lo storico batterista Keith Moon morto a pochi mesi dall’uscita dell’LP. L’album ha ottenuto il doppio disco di platino un USA e Canada, il disco d’oro in Gran Bretagna e ha raggiunto la seconda posizione nella Billboard Pop Albums chart, rimanendo all’ombra di Grease.
 CSI: Miami si circonda delle note di Won’t get fooled again. Un brano storico della band che utilizza il timbro del Lowery Berkshire Deluxe TBO-1, un organo che, attraverso i filtri di un sintetizzatore e l’accompagnamento della chitarra di Pete Townshend ci regala quel brivido estatico che apre ogni puntata della mitica serie. 
CSI:NY mantiene lo stretto legame con le sonorità degli Who e utilizza come sigla di apertura Baba O’Riley, tratto dall’album del 1971 Who’s Next. La stessa canzone viene utilizzata in altre produzioni di successo come Dawson’s Creek e in Dr. House, nel quattordicesimo episodio della prima serie in cui House finge di suonare le tastiere mentre la ascolta a tutto volume nel suo studio. 
Lo stretto legame con la musica d’autore può essere trovato in tutte le stagioni. Nella settima troviamo il backstage di Kà, spettacolo musicale del Cirque du Soleil, mentre nella nona troviamo l’episodio Leave Out All The Rest che ha lo stesso titolo di una canzone dei Linkin Park che può essere ascoltata come motivo portante dell’intera puntata. 

Scritto da Matteo Bordoni

lunedì 7 gennaio 2013

Like a Bridge over trouble water

Simon e Garfunkel c'entrano poco in realtà. Ma il titolo di una delle loro canzoni più struggenti calza a pennello con Michael Britten, l'intenso personaggio protagonista di questa nuova serie televisiva. È un investigatore della polizia. Un uomo buono e moralmente integro, anche se, quando la sua storia incrocia la nostra  la sua vita viene spezzata, interrotta inesorabilmente. Un terribile incidente automobilistico distrugge infatti la sua esistenza e frantuma quella della sua famiglia. Michael si salva, ma, riprendendo conoscenza, si troverà di fronte alla più strana delle realtà. Michael sarà il fulcro di due vite parallele, in uguale misura reali. Nella prima delle due è suo figlio Rex ad aver perso la vita. Nella seconda sarà vedovo dell'amata moglie Hannah. I quotidiani risvegli scandiranno il passaggio dall'una all'altra realtà. Dopo l'iniziale sgomento Michael comincia a pregustare quanto di buono può venire da questa anomala situazione. È seguito da due psicologi, i quali ovviamente tifano per la realtà di appartenenza, relegando l'altra alla dimensione onirica e psicanalitica. La sua posizione di ponte tra le due incasinate realtà fornisce a Michael l'opportunità di aiutare il sopravvissuto di riferimento nell’elaborazione del proprio lutto. Ben presto poi questo bizzarro sdoppiamento di realtà gli permetterà di avere una visione nuova e peculiare anche nello svolgimento del suo lavoro. Giustificandolo come istinto o sesto senso, riesce a mettere in collegamento persone, fatti e luoghi delle due realtà per la soluzione dei casi più difficili. Perché nella migliore tradizione delle dinamiche dei mondi paralleli, personaggi dall'aspetto identico agiscono nella location esistenziale di riferimento con una diversa personalità e un destino differente. I due universi sono caratterizzati da una fotografia che li rende immediatamente riconoscibili: la realtà rossa e la verde. La prima, riscaldata da colori caldi, vede protagonista il dolore di Hannah, la seconda dipinge con asettiche tonalità i dolori dell’inconsolabile orfano Rex. La certezza che il nostro Michael non sia solo vittima del suo dolore ci viene dalla scoperta di una misteriosa cospirazione che vede coinvolti membri del proprio distretto di polizia. Di carne al fuoco ce n’è tanta, tra rimandi, citazioni e riferimenti. 
Fox Crime (canale 117 di Sky) sta trasmettendo la prima stagione di questa interessante serie Scifi ogni giovedì alle ore 21.00. Per gli appassionati del genere era il prodotto televisivo che mancava da un pò dai nostri schermi, orfani ormai da troppo tempo dei naufraghi di Lost e di strani e occulti personaggi. Nell’attesa di pregustare i prossimi episodi della prima stagione di Awake, consigliamo di evitare accuratamente le notizie sul futuro della serie, non proprio rosee in realtà. Almeno nella realtà rossa.

scritto da Susanna Durante


venerdì 4 gennaio 2013

Bilbo Baggins e i soliti Hobbit


Partendo dal presupposto che non sono una fan sfegatata di Tolkien e delle sue opere, confesso che rivedo sempre con piacere gli episodi della trilogia dell’anello, in quanto amante del cinema, di qualsiasi genere esso sia.  Avevo apprezzato nelle opere di Peter Jackson la capacità di restituire in immagini originali e potenti il dono della comunicazione dei testi di Tolkien, accontentando tutti, appassionati, puristi, cinefili e frequentatori sporadici di cinema e cineclub. È stata quindi una naturale conseguenza omaggiare regista ed autore fruendo della visione de Lo Hobbit- Un viaggio inaspettato. 
Per quanti ancora non lo avessero fatto (il film è tuttora in programmazione nelle maggiori sale cinematografiche italiane) ecco un breve vademecum per resistere alla visione ed uscirne indenni. 
Non prenderlo troppo sul serio. Alla faccia dell’autorevole trilogia della quale è un prequel (seppur autorizzato dallo stesso autore. Lo Hobbit, 350 pag.). Alla faccia della tragedia dei poveri nani, pratici e materiali (proprio come quelli di Biancaneve), cacciati senza pietà da uno spietato e avido drago Smaug. Già dal primo summit in casa dell’ignaro e pacifico Bilbo Baggins viene fuori la “dimensione” tragica si’ ma esageratamente goliardica degli sventurati nani.  Neanche l’apparizione di Thorin Oakenshield – Thorin Scudodiquercia (il capo dei nani), coraggioso ed eroico all’inverosimile, riesce a far dimenticare Aragorn e la sua chioma al vento.
 Qualsiasi battuta vi venga in mente non la respingete. Accogliete l’ironia che nasce spontanea dalla visione di ben tre ore di film. Fatene tesoro:  nani canterini, stregoni allucinati, funghi allucinogeni, conigli allucinati (guidati dal nano allucinato con velleità di renne), elfi scintillanti, freschi di trattamento alla cheratina brasiliano. Tanto per citarne alcuni. Manterrete così un simpatico sorrisetto e non vedrete l’ora che ci sia di nuovo la luce in sala per condividere, oltre alla gioia della fine del film, le vostre battute con lo sventurato vicino di poltrona.  
Scritto da Susanna Durante

martedì 1 gennaio 2013

Quando l' audience fa audience

Sono a Los Angeles ! Mi trovo nella capitale indiscussa del cinema, dove neanche un secolo fa nasceva l'industria più glamour e più evanescente del mondo. This is Hollywood! e malgrado la decadenza che questa location ha avuto nel corso del tempo, fa un certo effetto camminare lungo la Walk of Fame lastricata di nomi, di star appunto. Girare lo sguardo e vedere la Hollywood Sign è un emozione grande, difficile da descrivere. Questa città è un set a cielo aperto, una scoperta continua, in barba a chi critica la sua mancanza di identità , a paragone di altre capitali statunitensi.     Ho avuto l'opportunità di assistere alla registrazione di un episodio di una sit com molto famosa e divertente: Mike & Molly.  È proprio vero! E’ più falso un pregiudizio (infondato) che una banconota fotocopiata. E sono più vere e autentiche le risate delle sit com a stelle e strisce che la pasta di casa fatta dalla nonna. E dire che per anni ho considerato quel genere di audience come qualcosa di costruito, registrato, finto come le scenografie e i set delle varie locations, rigorosamente di interni, rigorosamente cheap.  La registrazione di una puntata di una sit com è un vero e proprio evento dove a farla da padrona è proprio il signor pubblico. Vero ospite d’onore, coccolato fino all’inverosimile con gadget, regali, caramelle a go-go. L’audience è parte integrante dell’evento che verrà costruito in tempo reale sotto i suoi occhi attenti ma soprattutto grazie alle sue risate sincere. La sensazione che si prova è quella di essere nello show e non di essere un privilegiato, per avere la fortuna di assistere on air al making off.  Prima sorpresa: c’è un vero e proprio programma stampato. Con tanto di titolo dell’episodio, cast and crew al completo. L’ambiente è piuttosto piccolo, non più di dieci file, così nessuno sarà lontano dall’azione. Quindi sono tutti li, a pochi metri di distanza. Il cast al completo sotto i riflettori di uno dei teatri di posa più belli ed evocativi di Hollywood (Warner Studios, quelli con le palme alte! ).  Seconda sorpresa: di sicuro non ci si annoierà. Una volta seduti ecco apparire the “warm up man”, colui al quale è assegnato l’arduo compito di “caricare” e tenere appunto caldo il pubblico. Niente cartelli, ma un vero e proprio corso accelerato di risata. Di solito è un attore, un animatore piuttosto bravo, un maestro della comunicazione. Terrà alto il morale della selezionata platea anche nei momenti di pausa tra un ciak e l’altro (cambio costumi e cambio set). Che dire? Il suo compito poi tanto arduo non sembra: l'autoctono pubblico non ha difficoltà a enjoy the show, non ha difficoltà a buttarsi ed interagire, a farsi mettere volontariamente alla berlina. A ridere di gusto.  Terza sorpresa: la puntata viene registrata seguendo l'ordine cronologico dell'azione. Le sequenze che avvengono in altre locations vengono preregistrate e trasmesse su monitors fruibili dalla platea. Quindi l’emozione del racconto non viene interrotta mai.  Così in poco più di due ore il prodotto è confezionato per essere mandato in post produzione, pronto per essere fruito dal grande pubblico di tutto il mondo. Quello che - ahimé - non era fisicamente dentro lo show. 
Scritto da Susanna Durante