sabato 28 luglio 2012

Un pugno in faccia... l'altro lato della medaglia

Olmiadi, terremotoi

Tower Bridge, migliaia di persone accalcate, Union Jack che sventolano, volti dipinti dei colori delle bandiere, il simbolo olimpico che pende dal ponte e la nave reale che risale il Tamigi, vecchio, stanco, che porta nelle sue acque scure il fardello dell'industrializzazione. C'è festa, si respira nell'aria l'adrenalina. Poche ore, una dozzina, all'apertura dei giochi olimpici del 2012, quelli dell'austerity, quelli che, a vederli adesso, sono puro sfarzo e ostentazione. Risalgo il lungo fiume tra cori, balli, colori, aree attrezzate x il divertimento dei bambini, le loro grida di gioia e il loro pianto per lo zucchero filato rosa caduto a terra. Cammino tra moderni edifici con ampie vetrate dalle quali intravedo impiegati che festeggiano questo evento ammirando dalle vertiginose altezze quello che succede in acqua. Decine di bobbies che incanalano la folla in percorsi obbligati, volontari di tutte le età che con la divisa "rosa-olimpiade-2012" forniscono informazioni ai passanti. Dei pannelli scuri si stagliano in lontananza, confondendosi con il grigio degli edifici che gli fanno da sondo. Li riconosco.

Sono le tipiche installazioni per mostre fotografiche. Da lontano non capisco cosa sia esposto, penso la solita mostra che ripercorre fotograficamente la storia dei giochi. Incuriosito mi avvicino, non sembrano foto a colori (austerity anche nella stampa?), IT'S A MATTER OF LIFE & DEATH (una questione di vita o di morte), il simbolo dell' ICRC (la Croce Rossa Internazionale) fa suonare il primo campanello d'allarme. Non è un'esposizione sulle olimpiadi. Mi affretto a raggiungere la mostra e alla visione della prima foto qualcosa succede. Avete mai sperimentato quel senso di caduta libera nel vuoto al momento di addormentarsi? Quella sensazione di angoscia mista a stupore? Il frastuono che mi circonda è ormai lontano, benché ci sia immerso fino al collo, attutito dallo sgomento. Non sono foto di medaglie, non sono atleti sorridenti o in lacrime. È sofferenza, è dolore, è VERGOGNA!

Imbarazzo che nasce dalle constatazioni del post precedente. I milioni di sterline spesi per una "macchina" che ha una scadenza di qualche giorno, mentre una bambina di 9 anni percepisce meno di 1$ al giorno per lavorare in una fabbrica di fiammiferi. Vergogna per un trentenne africano colpito dall'AIDS, ridotto in fin di vita, vergogna per i paesi civilizzati che permettono che tutto questo accada. Non pensiate che abbia aperto gli occhi ieri, queste cose le sappiamo tutti, ma le releghiamo in fondo al cuore, in un angolino piccolo perché fanno male. Ieri sono uscite da quel piccolo cassetto esplodendo come una bomba atomica dilaniando le mie membra ludiche. Sono cose che fanno riflettere, soprattutto in queste occasioni, e fa riflettere anche il fatto che la mostra fosse circondata da migliaia di persone che indifferentemente passavano avanti.

Scritto da Matteo Bordoni.

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